martedì 6 aprile 2010

Al futuro con ritorno


Sono un appassionato di televisione "vintage". Mi piace vedere trasmissioni molto vecchie, la RAI anni '60, '70 e '80, perché poi la qualità, con l'avvento di certa tv commerciale, a mio avviso è scaduta parecchio.

In particolare adoro quelli che sono stati i papà delle odierne fiction, gli sceneggiati. Grandi attori e attrici provenienti dalle scuole di recitazione e dall'Accademia dell'Arte Drammatica, con esperienze pluriennali a teatro, rendevano vive e credibili riduzioni televisive di grandi capolavori della letteratura. E anche quando il nome del romanzo da cui veniva tratto l'adattamento non era così altisonante, bastavano proprio queste grandi interpretazioni unite alla perizia di registi, sceneggiatori, autori di colonne sonore e tutti coloro che ne lavoravano alla realizzazione, a dare grande lustro all'opera.

Tali rappresentazioni, sebbene poco aderenti alla realtà nella maggior parte dei casi, sono comunque fonte di riflessione e di spunti per me. Mi ha fatto molto pensare ieri la serie "Morte a passo di valzer", trasmessa dalla RAI nel 1981.

In tale serie il protagonista è il capo della Polizia di Scotland Yard che si trova ad indagare su un omicidio compiuto in un campo da golf, apparentemente assurdo, ambientato all'epoca in cui è stato trasmesso. All'improvviso viene catapultato, non si sa né come né perché, nel 1829 e lì si ritrova in un ambiente della nobiltà ottocentesca con gli abiti di moda in quell'anno ma con la coscienza dei nostri giorni ad indagare su altri omicidi.

Il legame con il film Ritorno al futuro è arrivato come di conseguenza. Cioè mi sono interrogato sulla possibilità di viaggiare nel tempo (anche se in questo caso non si tratta di un viaggio tramite una macchina). In avanti e all'indietro. Come nel libro Timeline di Michael Crichton, che ho letto più o meno un paio di anni fa.

Mi sono chiesto allora se sia possibile a questo punto, viaggiando all'indietro, cambiare il corso di eventi che si sarebbero già verificati. Può darsi. Chissà se quando incontriamo alcune persone che ci sembrano troppo strane, esse non vengano da epoche nel futuro e abbiano usato proprio una macchina come quella del Doc del film di Zemeckis per giungere ai nostri giorni. E poi, come fanno maghi e veggenti a prevedere quello che succederà? E magari anche certi eventi che riusciamo a spiegarci solo con la fede sono ascrivibili proprio a questi viaggi in una dimensione non spaziale. E può anche darsi che chi soffre di schizofrenia in realtà si sia solo perso in una traversata tra la preistoria e il mondo iperuranio

Forse le quattro dimensioni esistono davvero. O forse è meglio chiudere qui la riflessione prima che la neuro venga a prendermi a sirene spiegate

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