lunedì 7 settembre 2009

La debolezza nella dimostrazione della potenza

Cammino per strada.
Di colpo arriva una sirena o, peggio, un clacson come un colpo di fucile nelle mie orecchie.
Si', forse sto invecchiando, penso. Perche' io non sopporto il suono del clacson se e' vicino a me.
Che io sia assorto nei miei pensieri o che stia parlando con qualcuno: in quest'ultimo caso il clacson tende a distrarmi completamente dal mio ragionamento e sono costretto a ricominciare il mio discorso, quando riesco a rintracciare le fila del mio flusso di coscienza cosi' come era prima.
E' un problema mio, mi dicono. O me lo dice la mia coscienza.
E non so mica invece se il problema e' mio!
Mi chiedo se non siano segnali di barbarie della nostra civilta' l'urlare, il correre, il picchiare.
Segnali con cui l'essere umano si sente gladiatore, potente e cosi' vuole mostrare al mondo quanto e' bello e forte.
Il problema e' quando non riesce in questo intento perche' diventa intrattabile. E proprio a tale proposito si diventa insofferenti ad ogni tipo di legge che imponga limiti e vincoli alla sua voglia di "sana violenza".
Peccato che poi basti un nonnulla per trasformare il desiderio di mostrare i muscoli e alzare la voce in una catastrofe. E spesso i confini tra la prodezza e il pericolo sono cosi' sottili. Lo dimostra anche il numero sempre maggiore di incidenti stradali.
Credo che sarebbe invece piu' sano coltivare ed esercitare la pazienza e scegliere nei propri comportamenti la percezione della presenza dell'altro. Credo che anche le persone presso cui si vuole far colpo apprezzerebbero maggiormente.

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