Non c’è più spazio per termini come solidarietà, cooperazione, rispetto per gli ultimi in un mondo in cui prevale la logica della prevaricazione, del primeggiare a tutti i costi, del vantarsi di “farla in barba a tutti”.
Chi cerca il dialogo è considerato un debole, chi vuole una vita migliore per i più deboli è considerato un ipocrita. E c’è chi si affanna a precisare che non è giusto che il figlio dell’operaio sia trattato allo stesso modo del figlio del dottore.
Concetti da Medioevo, tali da farmi pensare che sia una tristezza che al progresso tecnologico non si accompagni un progresso mentale.
Mi dispiace ma per me tutti nasciamo uguali: il sangue che scorre nelle nostre vene non è più o meno dolce o salato, più o meno rosso o blu e le modalità di respirazione sono le stesse, che siamo figli di un operatore ecologico o del presidente del consiglio.
Io sono per la distribuzione della ricchezza: se io lavoro e tu lavori, non mi sembra giusto che tu guadagni venti milioni di euro l’anno e io non arrivo a ventimila. Dimmi pure che sono comunista. Dimmi pure che questa è utopia.
Ma non mi dire che questa è l’immutabile legge del mercato perché quella che affermo io è la legge della natura. Fanno sì l’opinione pubblica i pensieri vincenti come il tuo, che vogliono mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente, per il bene di tutti quanti.
Queste logiche tendono a far regredire il mondo ad un sistema in cui valgono i diritti acquisiti per ereditarietà. Intendiamoci però, non penso che sia del tutto sbagliato che ci sia chi guadagna di più e chi meno, ma è la sproporzione che non va bene, che è espressione di una società feudale.
A questo punto ben venga la forte tassazione dei guadagni dei grandi manager: è veramente questo il modo per uscire dalla crisi.
Il pesce puzza dalla testa, l’ho già detto. E tagliamogliela!

Sei proprio sicuro che non sia in atto un progresso mentale o anche detto spirituale???
RispondiEliminaVladi io spero che sia in atto ma finora non ne ho visti i risultati.
RispondiEliminaPer caso hai un blog pure tu su questa piattaforma?
Molto bello quello che dici, ma cozza violentemente contro le leggi di Natura, dove solo i piu' forti vincono. In Natura i malati e gli emarginati sono destinati a soccombere.
RispondiEliminaSe mi dici che tutto cio' non e' etico, ti rispondo allora che e' la Natura a non esserlo.
Ma la nostra etica, ricordo, e' un retaggio di 2000 anni di Chiesa Cristiana Cattolica (le maiuscole sono messe per mostrare l'inverosimiglianza tra il dire ed il fare).
Tu stesso, quando chiedi di tagliare la testa al pesce che puzza, fai torto quella stessa etica di liberta' altrui.
La liberta', l'etica, la morale rappresentano strani anelli logici nei quali e' facile smarrirsi. Anche a me piacerebbe un mondo piu' uguale per tutti, ma se devo difendere la mia vita, la mia salute, la mia sicurezza, la mia famiglia, non guardo in faccia nessuno. E' una legge di Natura, una legge di sopravvivenza: chiudere gli occhi davanti a questa legge significa destinare l'intera Umanita' all'eswtinzione.
Eh no, mi dispiace, i risultati migliori si ottengono con la cooperazione e non con lo scontro, lo abbiamo dimostrato nel lavoro io e i miei colleghi e sfido chiunque a confutare quello che dico.
RispondiEliminaIl piu' debole soccombe in un modello di civilta' e di societa' malata, in uno sano invece il piu' debole in una squadra (e alla fine tutto il mondo puo' essere assimilato ad un team) viene aiutato dal piu' forte e in questo ne guadagniamo tutti: il piu' forte in futuro dovra' dedicarsi sempre meno ad aiutare gli altri, mentre il piu' debole finalmente potra' essere in grado di fruire delle comodita' e nello stesso tempo fornire il proprio contributo al buon funzionamento del mondo.
Invece si punta al modello della competizione e il risultato e' sotto gli occhi di tutti, aumentano lo stress e l'infelicita'. Io non credo che sia una legge della natura quella che vuole "Homo homini lupus", ma un'invenzione dell'uomo.
Non e' nemmeno una questione etica ne' tantomeno religiosa e cattolica: proprio il comportamento di chi regge la Chiesa, intesa come istituzione gerarchica (peraltro contro la volonta' di Cristo), tende a prevaricare i valori stessi del Vangelo, di cui i preti si arrogano di essere i portatori.